Quando si parla di fisco nell’internet business si fa sovente una gran confusione. Secondo molti commercialisti infatti (compreso il mio) l’Agenzia delle Entrate “dice e non dice”. Essendo un’attività nuova o sconosciuta per parecchie persone, il fisco non ha ancora preso una posizione netta, con conseguente caos generale.
Detto questo, in maniera molto concisa e diretta vi illustrerò le domande fatte da Italo e le risposte fornite dal Dr. Arena, iniziando con la più classica, quella sulla PARTITA IVA (anche il sottoscritto tempo fa se l’è posta…). Vi informo inoltre che data la vastità e la complessità dell’argomento trattato, dividerò l’articolo in tre parti, la seconda delle quali uscirà nei prossimi giorni.
DOMANDA n. 1: “Voglio far partire il mio business in rete incentrato sulla vendita di infoprodotti audio, video o ebook (miei o altrui). Mi devo aprire la partita iva fin da subito, ancora prima di iniziare a vendere?“
DOMANDA n.2: “Devo pubblicare la partita iva sulla home page del mio sito?“
RISPOSTA: “..….Solo chi già possiede un proprio numero di partita iva ha l’obbligo di indicarlo sulla home page del sito web relativo all’attività esercitata. Questo però non impedisce ad un privato cittadino di pubblicare un proprio sito e vendere occasionalmente infoprodotti o altro. La chiave è quindi il carattere occasionale dell’attività svolta. Fin quando l’attività commerciale è qualificata come occasionale non è previsto l’obbligo di p.i. e quindi nemmeno la sua pubblicazione sulla home page del sito. La linea di confine fra attività occasionale e attività professionale non è facilmente individuabile nel mondo del commercio reale, figurarsi in quello del commercio elettronico. Fin quando l’Agenzia delle Entrate non stabilirà in maniera netta e precisa questa linea di demarcazione, chi vuole avviare il proprio commercio elettronico non è tenuto nè ad avere un proprio numero di p.i. nè a pubblicarlo sul proprio sito.”
DOMANDA n.3: “In quale momento quindi, la mia attività online occasionale diventa professionale e con ciò l’obbligo da parte mia di occuparmi degli aspetti fiscali e tributari, aprendo così la famosa partita iva?.”
RISPOSTA: “Qui il discorso non è affatto semplice. Supponendo di avere già il nostro sito funzionante e di iniziare a vendere qualcosa, bisogna distinguere due fasi: 1) inizio a vendere, ma senza la partita iva e 2) decido di aprire, per una serie di motivi, la partita iva.
PRIMA FASE: INIZIO A VENDERE QUALCOSA SENZA P.I.
Qui abbiamo tre ipotesi ricorrenti nella casistica:
1° Ipotesi
Vendo infoprodotti da me realizzati a soggetti privati e no a imprese.
Generalmente i privati non chiedono mai il rilascio di ricevute fiscali, tuttalpiù possono richiedere il rilascio di una ricevuta per quietanza. Casomai la richiedessero, si può tranquillamente rilasciare loro una ricevuta per prestazione autonoma occasionale, utilizzando semplicemente il proprio codice fiscale. In questo caso gli aspetti fiscali sono praticamente inesistenti. Per la stampa della ricevuta si può tranquillamente usare un foglio word stampato in pdf ed inviarlo tramite mail. Qui sta alla coscienza civica di ognuno scegliere se dichiarare qualcosa a fine anno nella propria denuncia dei redditi o meno. Non avendo rapporti di alcun tipo con l’Agenzia delle Entrate, NESSUNO MI OBBLIGA.
2° Ipotesi
Vendo infoprodotti ad imprese o soggetti titolari di p.i.
Sicuramente questi soggetti richiederanno il rilascio di un documento fiscale per detrarre i costi. Anche in questo caso posso utilizzare la ricevuta per prestazione autonoma occasionale utilizzando il mio codice fiscale.
3°Ipotesi
Vendo infoprodotti come affiliato.
L’impresa affiliante mi richiederà sempre il rilascio di un documento. In questo caso, rilascerò una ricevuta per prestazione di intermediazione occasionale, utilizzando sempre il mio codice fiscale.
E’ importante sottolineare che in ognuna delle tre ipotesi il documento emesso è sempre una ricevuta, ciò che cambia è il contenuto nell’importo indicato. Se ad esempio vendo ad un privato un prodotto che costa 100, nella ricevuta avrò 100. Se invece vendo ad un’impresa lo stesso prodotto, nella mia ricevuta non incasserò più 100 ma 80, poichè ci sarà la ritenuta del 20% sull’importo lordo. Nel caso dell’affiliato non incasserò 100 ma 88.50, poichè stavolta la ritenuta da applicare alla fonte è di 11.5%.
In ogni caso la documentazione che dovrò compilare a fine anno nella mia denuncia dei redditi è estremamente semplice, non c’è da preoccuparsi.
Tengo a sottolineare che la fase senza partita iva andrà bene FINCHE’ NON SI SUPERERA’ LA SOGLIA DEI 5000€ LORDI (cioè i compensi certificati nelle ricevute occasionali) nel corso di un anno solare.
Superata tale soglia scatta l’obbligo di iscrizione alla gestione separata INPS, e conseguentemente ci sono degli obblighi di contribuzione sia a carico di chi emette il documento, sia a carico di chi paga il compenso.
SECONDA FASE: DEVO APRIRE LA “STRAMALEDETTA” P.I.
Nonostante non esista una risposta netta e definitiva, possiamo individuare 4 fattori che fanno si che si debba compiere il fatidico passo.
1) La soglia dei ricavi certificati
Si superano abbondamente i 5000€ nella somma delle ricevute occasionali emesse e soprattutto ci si avvicina alla soglia dei 10000€. Come detto precedentemente, superati i 5000€ scattano gli obblighi contributivi, e molto spesso chi ci deve pagare non vuole regolarizzare la posizione previdenziale non accettando più la ricevuta occasionale*. A questo punto dobbiamo per forza aprire la p.i.
2) Il consolidamento dei ricavi
Parliamoci chiaro, se in un anno guadagni 5500€, non è che per che per quei 500€ in più devi “scattare come un ghepardo” per andarti ad aprire la p.i.. L’Inps non è in grado di capire immediatamente quando e come tu superi tale limite. Deve essere un superamento consolidato, non eccezionale. Tale valutazione va fatta quando sono trascorsi non meno di 18 mesi, in modo tale che tu sappia quanto hai fatto nel primo anno, e se nei primi sei mesi del secondo sei già sicuro di superare la soglia, allora si può parlare di consolidamento dei ricavi.
3) Deducibilità dei costi
Finchè non hai la partita iva aperta, non puoi dedurre i costi prodotti dalla tua attività come ad esempio le spese telefoniche e le spese di internet. Fino a quando non hai una partita iva aperta e non stipuli un contratto di abbonamento con un gestore di telefonia mobile o fissa intestato alla medesima, non potrai portare in deduzione tali spese. Considera che oggi sono deducibili all’80% (un anno fa lo erano per il 50%).
4) Il bacino di clienti a cui ci si rivolge
Spesso sono proprio loro a costringerti ad aprirla. Vedi punto 1)*
COME VEDI NON ESISTE UNA SITUAZIONE BEN DEFINITA CHE TI POSSA FAR CAPIRE QUANDO APRIRE LA PARTITA IVA, DIPENDE IN LINEA DI MASSIMA DALLA SOMMA DI QUESTI QUATTRO FATTORI.
In ogni caso se pensi che la tua idea o business avrà da subito un successo strepitoso, nessuno ti impedisce di aprire la partita iva fin da subito”. ….. CONTINUA
Fine 1° parte
davvero un ottimo post…..complimenti!